giovedì 14 aprile 2011

gli anni dei contesti e dei palinsesti

La "macroarea" storico-temporale che va dal 1978 al 1987 è caratterizzata da una spinta e profonda ricerca storica legata al passato e atta a studiare a fondo l'ambiente in cui sarebbe dovuta crescere la nuova architettura. Questa ricerca nasce dalla consapevolezza che la città ha i suoi limiti ed è sbagliato (o ingiusto?) spingerli all'infinito, ispirandosi a quelle prospettive senza fine alla Hilberseimer.
La città va ripensata, vanno sfruttati tutti gli strati che possiede e ove possibile aggiungere layer. Lontani dalle distese di asfalto e cemento notiamo come la morfologia del luogo diventa una fondamentale impronta digitale, diversa in ogni dove, quindi capace di provocare suggestioni sempre diverse.
CONTESTO è la parola chiave: c'è dentro il luogo, il ruolo che svolgerà l'architettura e lo stato di fatto delle immediate vicinanze. In più la parola contesto ha un'accezione anche sociale e rimanda a ben precisi scenari culturali.
Si è pronti a partire e si parte dal via: Roma, città della stratificazione per eccellenza. Nel 1978, alla mostra "Roma interrotta", sono affidati a 12 notissimi architetti i settori della Nuova Pianta di Roma del Nolli.


Ogni pezzo dovrà essere reinterpretato secondo la sensibilità e la cultura architettonica di ognuno. Alcuni architetti scelgono la sterile via dell'autoreferenzialismo, inserendo parti di loro progetti; altri espongono utopiche ma interessanti teorie. Si distingue il lavoro di Portoghesi che interpreta la formazione dei tessuti urbani come fossero forme naturali simili a radici: emerge il concetto di legame stretto di Roma con il genius loci morfologico e la presenza ineluttabile del paesaggio nella creazione di uno spazio urbano. E' esaltato lo spazio cavo come generatore di sezioni utili a esplorare la stratificazione, quindi la storia, della città.




Fin qui possiamo parlare di archeologia contemporanea (Anselmi) o di stratificazione (Purini), ma è negli anni 80 che sbocciano delle chiavi di lettura più complesse


il PALINSESTO di Peter Eisenman


il concetto su cui ragiona Eisenman è lo sterro archeologico: scoprire storie antiche, disseppellire testimonianze di geometrie perdute o solo immaginate. Le griglie, gli assi, le maglie sono fitte e complesse come un palinsesto medievale (vecchie carte su cui si scriveva cancellando, ma non del tutto, i testi più antichi). Un magnifico esempio è quello dell'edificio per IBA al Checkpoint Charlie (Berlino 1981-85).
Ne l Wexner Center for the Visual Arts aggiunge un altro importantissimo concetto a quello del palinsesto: quello dello spazio "tra" le cose.


IN BETWEEN _ Wexner Center for the Visual Arts
Il programma richiesto (mixitè di uffici, spazi espositivi, collegamenti, servizi, teatro, caffetteria, studi e laboratori) doveva andare a completare un campus universitario già esistente. Invece di utilizzare un lotto libero attiguo ai padiglioni, Eisenman inventa uno spazio tra due edifici, conficcando la costruzione in un luogo che prima non c'era. Così facendo non solo riduce lo spreco di nuove aree, ma attiva un processo di densificazione ed esalta il tema del percorso, insito nell'architettura che doveva realizzare. Cambio repentino di prospettiva: da spazio di risulta a nuovo fulcro. A tenere alta la tensione con l'esistente c'è un reticolo tridimensionale, una rigida ricucitura, una scarnificazione dello spazio che tiene uniti i tre elementi altrimenti disgiunti.
Questa non è che la conferma di quanto un progetto dipenda dal contesto e di quanto l'architettura non possa fare a meno del luogo.







i PAESAGGI RESIDUALI di Frank Gahry


Per Gahry il nuovo ambiente metropolitano è diventato il soggetto: al diffuso atteggiamento "colto" e antitetico al quotidiano degli altri architetti, contrappone il cheapscape. Ovvero un'architettura -costruzione, intesa non nel senso tettonico, ma nel senso materico, quello legato a una certa manualità e capacità di assemblaggio. E' un processo nuovo e a tratti spiazzante: il procedimento di creazione è una sommatoria. Ce inoltre la componente provocatoria: l'architetto parte spesso da figure note a una coscienza collettiva (campanile, tempio, navata) ma non le usa mai in modo risolto, anzi, le mette in crisi.


le TESSITURE di Zaha Hadid


L'origine della logica della Hadid parte dalla pittura, in particolare quella di Paul Klee. L'unità di sfondo e figura nei quadri di Klee ispirano le architetture a fondersi con il paesaggio. Il contesto diventa un unicum organico, una tessitura appunto, per usare un'accezione molto femminile. I piani non sono banalmente sovrapposti ma si modella un unico percorso; sparisce la dicotomia tra edificio e paesaggio, l'architettura viene intesa come nuova naturalità. Da spazio mentale la tessitura si traduce in forma fisica dando origine a una nuova strada che sarà intrapresa da molti negli anni novanta.




http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/conferenze/roma/ininterrotta.htm
http://www.wexarts.org/about/architecture/

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